giovedì 8 maggio 2014

Contro la nuova Nato commerciale e Contro il consumo di suolo


Contro la nuova Nato commerciale 

 Contro il consumo di suolo

L'attacco ai servizi pubblici con i relativi  risvolti ambientali e sociali. Analizzando la struttura del TTIP si evince che il TRATTATO ha come primo obietivo l'apertura del mercato dei ''beni comuni'' quale ultima risorsa economico finanziaria per le lobbies mondiali.  Salute, acqua ed educazione sono inclusi nel negoziato.  

 Lo scopo o obiettivo finanziario ed economico, è quello di armonizzare il sistema di regole internazionali per facilitare lo scambio commerciale. Uno scambio che all'Europa e al nostro paese potrà fare solo, più male, che bene. Viene trattato anche il business energetico: lo shale gas e il petrolio statunitense. Verrebbe messo in crisi il princio di precauzione che l'Europa si è data con il trattato di Maastricht. Gli USA non lo contemplano, anzi, lo definiscono antiscientifico.  Diversi studi evidenziano che con il TTIP  i settori della carta del legname, e della chimica farmaceutica andrebbero incontro a forti perdite, con il rischio di perdere un pezzo importante della biodiversità industriale italiana.  La massa di denaro riversata nei mercati finanziari ha bisogno di nuovi asset in cui esser investita. Dopo aver fatto terra bruciata in tutti i settori non resta che aggredire i beni comuni.

Lo sfruttamento del suolo e del paesaggio è in pericolo. Legnano sta oltrepassando il 70% del consumo di suolo vergine agricolo o verde. Un altro dato su cui riflettere e ragionare tutti insieme.

Il rapporto ISPRA 2014 sul consumo di suolo in Italia mostra una crescita giornaliera del fenomeno che non sembra risentire dell’attuale congiuntura economica e continua a mantenersi intorno ai 70 ettari al giorno, circa 8 metri quadrati al secondo, con la conseguente perdita di aree aperte naturali o agricole. La progressiva espansione delle infrastrutture e delle aree urbanizzate a bassa densità, che comportano un forte incremento delle superfici artificiali e dell’impermeabilizzazione del suolo, sono una realtà sempre più diffusa. Tali dinamiche insediative non sono giustificate da analoghi aumenti di popolazione e di attività economiche e il tasso di consumo di suolo procapite è impressionante.  I dati mostrano, a livello nazionale, una perdita di suolo che è passata dal 2,9% degli anni ’50 al 7,3% del 2012. La situazione rilevata in Italia dimostra un’emergenza che richiede azioni tese all’azzeramento di consumo di suolo in tempi molto più brevi e in particolare nelle regioni del nord Italia dove si registrano i valori percentuali più elevati. Nel 2012, in 15 regioni viene superato il 5% di consumo di suolo, ma in Lombardia e in Veneto si va oltre il 10%. Le stime del consumo di suolo a livello comunale, inoltre, confermano la drammatica situazione di alcune delle nostre città, dove lo spazio comunale è stato consumato con percentuali che superano anche il 60% della superficie amministrata.


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